sabato 1 marzo 2014

QUESTE PERSONE DOVREBBERO INSEGANARE AMORE E RISPETTO. VERGOGNOSO

di Antonio Vuolo
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Antonio Vuolo
«Ce sta purtann furnuti!» (più o meno: «ci sta portando allo sfinimento») esclamano gli abitanti del piccolo borgo collinare di Serramezzana, nel cuore del Cilento. Dall’espressione dialettale traspare evidente insofferenza: si riferiscono al comportamento di don Massimo Volpe. Ce l’ha con tutti. Basta una parola perché il sacerdote passi alla querela. Ma questa volta i suoi «avversari» vogliono difendersi. Perché se ad Ortodonico di Montecorice un anno fa litigò con i fedeli tanto da non officiare, a Serramezzana nel suo mirino sono finiti i cani randagi. Sporcano e sono pericolosi per don Massimo.
Dallo scorso agosto ha intrapreso questa sua personale battaglia contro i randagi, rivolgendosi più volte all’Asl ed ai carabinieri. Ma a difenderli ci pensano l'Enpa ed il comune. «Sono sterilizzati, con il microchip e sopratutto non pericolosi, con tanto di nota dell’Asl» precisa il sindaco di Serramezzana, Anna Acquaviva, che insieme al presidente della sezione provinciale dell’Ente Nazionale Protezione Animali, Manuela Zambrano, è scesa in campo per tutelare i randagi. È stata inviata anche una lettera a Papa Francesco perché raccomandi al parroco cilentano di porgersi con lo stesso «amore meraviglioso che San Francesco offre in esempio» nei confronti del «fratello cane». Eppure i randagi di Serramezzana non hanno nulla a che vedere con il lupo feroce di Gubbio, come si racconta nella lettera, che il frate francescano fece diventare da incubo ad amico della comunità locale. Mai un morso, mai una un’aggressione o denuncia nel piccolo borgo. «È rivalsa personale. Non vedo quale disturbo queste creature possano arrecare ad una persona che arriva a Serramezzana solo per celebrare la messa» continua il sindaco. E mentre qualcuno racconta che in un altro paesino del Cilento alcuni fedeli abbiano addirittura bruciato il portone della sagrestia pur di allontanare don Massimo, il sindaco Acquaviva preferisce combattere questa battaglia al fianco dell’Enpa. Non manca però una lamentela nei confronti della diocesi di Vallo della Lucania perché non si riesce «ad avere da un anno un incontro in curia nonostante le numerose lettere». Anche l'ultima missiva, oltre che al Sommo Pontefice, è stata indirizzata al vescovo della diocesi vallese, monsignor Ciro Miniero, ed allo stesso don Massimo Volpe. «Chiediamo - spiega Manuela Zambrano - un atteggiamento più aperto verso tutte le creature, animali compresi». Ma ora il timore a Serramezzana è un altro: le parole del parroco cilentano potrebbero scatenare gesti inconsulti da parte di qualche pazzo. Qualche anno fa, infatti, proprio nel piccolo borgo cilentano ci fu un avvelenamento di massa di gatti e cani. «Non vorremmo che si verificasse la stessa cosa» racconta ancora il sindaco Acquaviva. La sua causa, a tutela dei cani randagi, è stata subito sposata dall'Enpa salernitana che ieri, nel corso di una conferenza stampa a Salerno, ha reso pubblica la lettera inviata a Papa Francesco. «Lo accolga nel suo gregge, gentile parroco. - ha scritto in un appello finale il presidente Enpa Salerno, Manuela Zambrano, rivolgendosi a don Massimo - Si accorgerà che si tratta delle meno smarrite fra le sue pecorelle».
venerdì 28 febbraio 2014 - 11:56   Ultimo agg.: 12:04

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