martedì 27 agosto 2013

SIRIA PERCHE GLI USA DEVONO SEMPRE INTERVENIRE CON LA LORA DEMOCRAZIA (DI MORTE E DOLORE)

Siria, guerra imminente: USA e GB non hanno più dubbi [FOTO & VIDEO]

Guerra in siria: immagini e protagonisti
  • Guerra in Siria
  • Contro e pro Assad
  • Le forze di opposizione
  • I ribelli siriani
  • Più di centomila vittime
Non c’è dubbio: in Siria sono state usate armi chimiche e a farlo è stato Bashar al-Assad. GliUSA ne sono sicuri, come ha ribadito il segretario di Stato John Kerry in una conferenza stampa indetta per aggiornare sullo stato delle operazioni. L’attacco dello scorso 21 agosto è avvenuto con l’impiego “indiscriminato e su larga scala” di armi chimiche: quello che è accaduto è un punto di non ritorno, “un’oscenità dal punto di vista morale” che dovrebbe “scuotere le coscienze del mondo“. Un discorso chiaro anche sulle responsabilità: usare le armi chimiche e cercare di nasconderle “offende tutta l’umanità” ed è per questo che il presidente Barack Obama ritiene che “chi ne è responsabile debba essere chiamato a risponderne“. Stessa sicurezza arriva dalla Gran Bretagnada parte del premier David Cameron. L’uso di armi chimiche è “completamente e assolutamente aberrante” e le “forze armate britanniche stanno mettendo a punto un piano di emergenza nell’eventualità di una risposta militare“, fa sapere Downing Street.
Il regime siriano, secondo Kerry, ha “qualcosa da nascondere“. Che Assad abbiamo usato armi chimiche contro la popolazione civile per gli USA è un dato di fatto. “Il numero delle vittime riportato, i sintomi riferiti, i racconti da parte di organizzazioni umanitarie su terreno indicano che queste immagini sono un urlo nei nostri confronti, sono state utilizzate armi chimiche in Siria“, ribadisce il Segretario di stato. Gli fa eco il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney: l’uso del gas nervino è “innegabile” e “ci sono pochi dubbi” sul fatto che a usarlo sia stato Assad.
Gli Stati Uniti attendono ora la decisione del presidente e, al momento, si continuano a rivedere le “opzioni con i consiglieri nazionali, i partner internazionali e il Congresso”, dice Carney, mentre Londra preme per un’azione militare da intraprendere però “rigorosamente in un ambito internazionale“, come chiarisce Cameron.
Obama non ha ancora preso una decisione in merito all’attacco, ma continua a incontrare alleati per sondare il terreno. L’ultima, in ordine di tempo, è stata l’Australia con un lungo colloquio con il primo ministro australiano Kevin Rudd sulle “possibili risposte della comunità internazionale“.
La crisi siriana ha però inasprito i rapporti con la Russia: dopo le dichiarazioni di Washington è infatti saltato l’incontro previsto all’Aia per mercoledì 28 agosto. Da Mosca è arrivato un tweet del viceministro agli Esteri Ghennady Gatilov che si definisce “rammaricato” per il mancato bilaterale.
Bonino: “Italia fuori senza mandato Onu”
L‘Italia non parteciperà ad azioni militari senza un mandato dell’OnuEmma Boninochiarisce la posizione del governo alle Commissioni Esteri congiunte. “Il nostro Paese non prenderebbe parte a soluzioni militari al di fuori di un mandato del Consiglio di sicurezza dell’Onu“, dice il ministro . La titolare del dicastero però chiarisce come l’ipotesi dell’uso di armi chimiche da parte delle forze armate siriane siano sempre più forti e come questo sia una violazione aberrante dei diritti della popolazione, un “vero e proprio crimine di guerra“.
Tuttavia, la Bonino ribadisce che “non c’è una soluzione militare al conflitto in Siria, si deve continuare ad operare con grande determinazione per una soluzione politica, che si chiami Ginevra 2, un negoziato per avviare una soluzione di lungo periodo in Siria e nell’intera regione“, aggiungendo che “l’Italia non intende fornire armi all’opposizione siriana“.
USA e Gran Bretagna pronti a intervenire
A dare la notizia della guerra imminente in Siria, dove la situazione potrebbe presto degenerare con un attacco militare di USA e Gran Bretagna, era stata la stampa britannica, in particolare il Telegraph e il Daily Mail: secondo i media inglesi, il presidente americano Barack Obama e il premier britannico David Cameron avrebbero stabilito di prendere una decisione “entro 48 ore” con l’ipotesi di un intervento militare “entro dieci giorni“, dopo una lunga telefonata avvenuta tra sabato e domenica.
A dare la svolta al conflitto sarebbe stato il presunto attacco con armi chimiche che avrebbe causato la morte di oltre mille persone, tra cui moltissimi bambini. La ricostruzione dei giornali inglesi al momento non è confermata dalla Casa Bianca, ma Bashar al-Assad ha già mandato un primo avvertimento.
Il presidente siriano ha respinto tutte le accuse arrivate dall’Occidente sull’uso di gas tossici e armi chimiche: lo ha fatto in un’intervista rilasciata al quotidiano russo Izvestia, definendo le accuse “un insulto al buon senso“.
Sarebbe solo la politica, secondo Assad, a muovere gli occidentali, dopo una “serie di vittorie che le forze del governo siriano stanno ottenendo contro i terroristi“. Gli USA poi dovrebbero stare molto attenti a lanciarsi in una nuova guerra che sarebbe destinata a fallire, “come in tutte le guerre che hanno scatenato finora, dal Vietnam a oggi“.
Un avvertimento chiaro quello lanciato da Assad che non sembra intenzionato a sottostare ai piani militari di USA e Gran Bretagna. Se è vero che mancano conferme ufficiali dalla Casa Bianca, il ministro degli Esteri inglese, William Hague, ha chiarito che l’intervento militare potrebbe arrivareanche senza l’unanimità da parte dell’Onu. “Il Consiglio di Sicurezza non si è mostrato unito sulla Siria, compatto sulle sue responsabilità, altrimenti ci sarebbe stata una chance di mettere fine al conflitto già molto tempo fa“, ha dichiarato in un’intervista alla Bbc.
La situazione è resa ancora più complicata dalla reazione della Russia che ha parlato di conseguenze “estremamente gravi“, in caso di un attacco militare. A dirlo è stato il ministro degli Esteri Sergej Lavrov al collega USA John Kerry in una telefonata in cui ha ribadito come le dichiarazioni arrivate da Washington, con le truppe pronte a intervenire nel conflitto siriano, sono viste a Mosca con “profonda preoccupazione“. Il ministro ha diramato anche un comunicato ufficiale e ha indetto una conferenza per lunedì pomeriggio in cui probabilmente confermerà il secco no a un intervento dell’Occidente in Siria.
Nel frattempo è partita anche la missione degli ispettori Onu che devono trovare tracce di gas nervino che, secondo l’opposizione, sarebbe stato usato dal regime siriano nell’attacco dello scorso 21 agosto.
Il regime di Assad ha dato il via libera ai controlli, ma USA, Gran Bretagna e Francia hanno già espresso i loro dubbi sull’utilità dell’operazione. La missione, secondo le potenze occidentali, arriverebbe troppo tardi: gli esperti hanno spiegato che dopo tre giorni è quasi impossibile trovare tracce di gas e, al momento dell’arrivo degli ispettori, di giorni ne sono passati cinque.
USA e Gran Bretagna dunque hanno già iniziato a schierare le forze armate nel Mediterraneocon quattro cacciatorpedinieri a stelle e strisce da 96 missili ognuno con gittata a oltre 2.500 km di distanza e la Royal Navy pronta a dare il suo supporto.
In giornata ci sarà un altro incontro dei vertici militari di dieci paesi con USA e Gran Bretagna in prima fila, insieme con la Francia, a favore di un attacco imminente, Canada, Italia e Germania che non vogliono l’intervento armato, Giordani, Arabia, Qatar e Turchia che sostengono l’opposizione siriana, con il presidente turco Erdogan pronto a far parte di qualsiasi coalizione militare anche senza l’avvallo dell’Onu.
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Mar 27/08/2013 da Lorena Cacace


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